Una bella domenica di sole. I partecipanti alla gita a Roma organizzata dal nostro comitato, puntuali alla fermata Metro ‘Colosseo’ e lì dotati di auricolari dalla coinvolgente e competente guida Pino, non avrebbero potuto sperare poi in un suo inizio migliore.
La prima tappa è stata la quiete serena del Monastero di San Bonaventura, nel punto più alto del Palatino. Frate Simone ad accogliere tutti, l’emozione di sedersi nel coro di legno del ‘600, la semplicità francescana della cella del santo che da il nome al Monastero, il giardino avvolto nei suoi naturali ‘rumori’, l’arte di un frate brasiliano al servizio dei bisogni della gente così come vuole il suo ordine religioso e lui… Non si poteva non uscire rinfrancati, lieti e fiduciosi da un posto così.
A seguire, con Pino sempre generoso di piccole curiosità e grandi storie, la passeggiata lungo i Fori imperiali, il Campidoglio con le sue larghe scale un tempo risalite a cavallo, il Teatro di Marcello parte di un’incredibile scenografia di stili diversi perché di secoli diversi.
E attraverso il Portico d’Ottavia il tuffo nel brutto passato fatto di isolamenti, alluvioni e deportazioni del quartiere ebraico e poi, ancora, Largo Argentina con la storia di un altro pezzo di civiltà di un tempo scoperto grazie ad un pino ed alle sue radici in cerca di terra, il Pantheon con il suo grande occhio aperto sul cielo, le volte non volte della chiesa gesuita di S. Ignazio di Loyola con Pino a guidare tutti ad occhi chiusi alle ingegnose meraviglie pittoriche lontane, la vastità di Piazza Colonna come preludio di quella di Piazza di Spagna con la Barcaccia appena splendidamente restituita a tutti.
La gita è finita, il suo programma rispettato in ogni suo punto e tempo e, con gli occhi pieni della bellezza eterna, dentro già la voglia di un nuovo cammino.
La prima tappa è stata la quiete serena del Monastero di San Bonaventura, nel punto più alto del Palatino. Frate Simone ad accogliere tutti, l’emozione di sedersi nel coro di legno del ‘600, la semplicità francescana della cella del santo che da il nome al Monastero, il giardino avvolto nei suoi naturali ‘rumori’, l’arte di un frate brasiliano al servizio dei bisogni della gente così come vuole il suo ordine religioso e lui… Non si poteva non uscire rinfrancati, lieti e fiduciosi da un posto così.
A seguire, con Pino sempre generoso di piccole curiosità e grandi storie, la passeggiata lungo i Fori imperiali, il Campidoglio con le sue larghe scale un tempo risalite a cavallo, il Teatro di Marcello parte di un’incredibile scenografia di stili diversi perché di secoli diversi.
E attraverso il Portico d’Ottavia il tuffo nel brutto passato fatto di isolamenti, alluvioni e deportazioni del quartiere ebraico e poi, ancora, Largo Argentina con la storia di un altro pezzo di civiltà di un tempo scoperto grazie ad un pino ed alle sue radici in cerca di terra, il Pantheon con il suo grande occhio aperto sul cielo, le volte non volte della chiesa gesuita di S. Ignazio di Loyola con Pino a guidare tutti ad occhi chiusi alle ingegnose meraviglie pittoriche lontane, la vastità di Piazza Colonna come preludio di quella di Piazza di Spagna con la Barcaccia appena splendidamente restituita a tutti.
La gita è finita, il suo programma rispettato in ogni suo punto e tempo e, con gli occhi pieni della bellezza eterna, dentro già la voglia di un nuovo cammino.